Il seno in gravidanza cambia sin dalle prime settimane per potersi preparare a produrre il latte per il bambino. I dotti galattofori, anche detti lattiferi perché destinati a trasportare il latte materno, aumentano sia di numero che di complessità, per poter rendere più efficace l'alimentazione del futuro bambino.
Allo stesso tempo, si sviluppano le cellule "lattociti", necessarie a produrre il latte materno. Affinchè tutto questo sia possibile, all'interno del seno aumenterà notevolmente il flusso di sangue. Questa è la ragione per cui potrebbero rendersi più evidenti le vene sotto-pelle.
Durante la gravidanza inoltre, si formeranno dotti e alveoli, delle piccole sacche che serviranno a contenere il latte stesso.
Tutte queste trasformazioni, insieme all’aumento più o meno graduale del volume, vengono percepite dalla futura mamma già dalle prime settimane di gravidanza come sensazioni di peso e tensione del seno, talvolta addirittura dolore, accompagnate spesso da prurito della pelle.
COME CAMBIA IL SENO GRAVIDANZA
RAGADI AL SENO IN GRAVIDANZA: LE CAUSE
La comunità internazionale, incluso l’Unicef, suggerisce sempre l’allattamento come la migliore scelta possibile, in quanto il latte materno aiuta il bambino a sviluppare il sistema immunitario ed è ricchissimo e completo già da solo.
L’allattamento al seno è tuttavia una scelta personale delle mamme. Accanto a indubbi vantaggi quali praticità, economicità, arricchimento del rapporto madre-figlio, tuttavia può anche comportare fastidi.
Tra questi, il più comune è la formazione di ragadi, ovvero piccoli taglietti che interessano il capezzolo, in particolare a livello della base, zona di attaccatura all’areola. Con alcuni accorgimenti correttivi le ragadi si risolvono in breve tempo, ma talvolta possono diventare più gravi e dolorose, al punto da indurre molte mamme a interrompere l’allattamento al seno.
Due fattori in special modo possono favorire la formazione delle ragadi del seno in gravidanza:
- una postura errata durante la poppata: ovvero quando il bambino si attacca al seno senza far aderire correttamente la bocca all’intera areola;
- una poppata troppo lunga. La durata delle poppate non dovrebbe superare i 15-20 minuti per capezzolo. Inoltre questi devono essere rigorosamente alternati, in modo che la cute resista bene, senza infiammarsi o subire lesioni prima di abituarsi.
Solo raramente, come nel caso del capezzolo retratto, esiste una causa predisponente alla formazione di ragadi. In questa situazione può essere utile l’impiego del para-capezzolo.
L’allattamento al seno è tuttavia una scelta personale delle mamme. Accanto a indubbi vantaggi quali praticità, economicità, arricchimento del rapporto madre-figlio, tuttavia può anche comportare fastidi.
Tra questi, il più comune è la formazione di ragadi, ovvero piccoli taglietti che interessano il capezzolo, in particolare a livello della base, zona di attaccatura all’areola. Con alcuni accorgimenti correttivi le ragadi si risolvono in breve tempo, ma talvolta possono diventare più gravi e dolorose, al punto da indurre molte mamme a interrompere l’allattamento al seno.
Due fattori in special modo possono favorire la formazione delle ragadi del seno in gravidanza:
- una postura errata durante la poppata: ovvero quando il bambino si attacca al seno senza far aderire correttamente la bocca all’intera areola;
- una poppata troppo lunga. La durata delle poppate non dovrebbe superare i 15-20 minuti per capezzolo. Inoltre questi devono essere rigorosamente alternati, in modo che la cute resista bene, senza infiammarsi o subire lesioni prima di abituarsi.
Solo raramente, come nel caso del capezzolo retratto, esiste una causa predisponente alla formazione di ragadi. In questa situazione può essere utile l’impiego del para-capezzolo.
COME PREPARARE E AVERE CURA DEL SENO IN GRAVIDANZA
Uno dei primi accorgimenti per prendersi cura del seno in gravidanza è scegliere il reggiseno giusto. Meglio utilizzarne un tipo che dia il sostegno adeguato senza costringere e che magari possa adattarsi alle varie modifiche che il seno subirà durante i nove mesi, senza doverlo cambiare di continuo seguendo l'aumento di volume.
Inoltre, è consigliabile preparare il capezzolo all'allattamento già 6-8 settimane prima del parto, massaggiandolo con delicatezza durante la doccia o il bagno con un guanto di crine bagnato e applicando successivamente sull’area ben asciutta un prodotto emolliente e idratante.
La cura del capezzolo deve essere poi mantenuta per tutto il periodo dell’allattamento. È opportuno quindi applicare con regolarità il trattamento emolliente, meglio se lontano della poppata per non interferire sulle sensazioni olfattive e gustative del neonato.
Infine è meglio evitare di lavare il seno troppe volte al giorno. Si rischia infatti di rimuovere il film idrolipidico che svolge funzioni protettive della cute. Troppi lavaggi possono seccare la pelle rendendola più soggetta a fenomeni irritativi e a fastidiose screpolature.
Inoltre, è consigliabile preparare il capezzolo all'allattamento già 6-8 settimane prima del parto, massaggiandolo con delicatezza durante la doccia o il bagno con un guanto di crine bagnato e applicando successivamente sull’area ben asciutta un prodotto emolliente e idratante.
La cura del capezzolo deve essere poi mantenuta per tutto il periodo dell’allattamento. È opportuno quindi applicare con regolarità il trattamento emolliente, meglio se lontano della poppata per non interferire sulle sensazioni olfattive e gustative del neonato.
Infine è meglio evitare di lavare il seno troppe volte al giorno. Si rischia infatti di rimuovere il film idrolipidico che svolge funzioni protettive della cute. Troppi lavaggi possono seccare la pelle rendendola più soggetta a fenomeni irritativi e a fastidiose screpolature.